I cani che riconoscono le malattie

Prima notizia:
Nel sud dell’Inghilterra, a Aylesbury, è partito un corso di addestramento per cani molto particolare. La sede è il Cancer and biodetection dogs research centre e gli animali impareranno a dare l’allarme prima che i padroni, malati di diabete, si sentano male. Avranno ciascuno una pettorina di riconoscimento e saranno autorizzati a seguire i padroni dappertutto, anche dove i cani non sono ammessi, proprio come i cani guida dei ciechi.

L’idea del cane-medico
Sulla scorta di diverse testimonianze, il dicembre scorso la Queen’s University di Belfast ha realizzato una ricerca per stabilire se davvero i cani possono percepire l’avvicinarsi di una crisi ipoglicemica nei loro padroni diabetici. Il risultato ha indicato che il 65% degli animali osservati mostrava un comportamento strano poco prima della crisi.
Le malattie hanno un odore
Questo fenomeno si spiega con il fatto che molte malattie causano un odore particolare, perché alterano il metabolismo o perché provocano la produzione di particolari sostanze. Infatti, in Italia si sta studiando da anni un naso artificiale, un sensore che possa riconoscere le sostanze chimiche presenti nell’aria e possa aiutare a diagnosticare malattie come il tumore ai polmoni e ad altri organi, le malattie del fegato e anche alcune malattie psichiatriche.
I cani sono meglio di un sensore
I cani però possono essere addestrati a riconoscere questi cambiamenti di odore molto meglio di quanto non possa fare un sensore meccanico: il loro olfatto è molto sviluppato, diecimila volte più di quello umano e molto superiore rispetto a qualsiasi sensore oggi esistente. Inoltre possono stare vicini ai loro padroni giorno e notte senza che questo obbligo diventi un peso, e anzi aggiungendo al vantaggio di una diagnosi o un allarme immediato il beneficio, ormai riconosciuto anche a livello medico, della presenza di un animale accanto al malato.
Dalla rete.
Seconda notizia:
Un pastore belga, addestrato in un ospedale francese, riconosce l'odore della malattia nelle urine dei pazienti
Sfruttare le capacità olfattive dei cani per scoprire nelle urine dei pazienti la presenza di un tumore della prostata. È questa il curioso metodo sperimentato, pare con grande successo, da alcuni scienziati francesi che già da tempo sperimentano l’abilità degli amici a quattro zampe come base di test affidabili per l’individuazione precoce di un carcinoma. Nello studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista European Urology un’equipe di medici e esperti biochimici, guidati da Olivier Cussenot, professore di urologia oncologica presso l’ospedale Tenon di Parigi, racconta di aver addestrato un pastore belga (la stessa razza a cui si fa affidamento per l’individuazione di esplosivi, stupefacenti o persone sepolte dalle valanghe) per riconoscere la presenza di una neoplasia prostatica con una precisione che è risultata pari al 91 per cento. «Questo significa, come precisano gli autori della ricerca, che l’urina degli uomini malati ha un odore particolare - commenta Bernardo Rocco, urologo all’Istituto europeo di oncologia di Milano -. Partendo da questa osservazione, quindi, si potrebbe tentare di perfezionare i test biochimici finora utilizzati in laboratorio per l’identificazione di questa forma di cancro».
TEST PSA - Da anni, infatti, la comunità scientifica è alla ricerca di un modo di migliorare il test del Psa, un marcatore che presenta livelli di sensibilità e di specificità non ottimali. Il test è molto semplice: consiste nella ricerca di una proteina che si trova nelle cellule della prostata e si misura con un esame del sangue, che indica le alterazioni. I valori elevati devono però essere valutati da uno specialista alla luce di vari altri fattori, prima di decidere se e come intervenire con una biopsia perché un Psa alto non indica necessariamente la presenza di un tumore, può essere anche solo la spia di un’infiammazione.
Fondazione Veronesi

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