Viaggio allucinante: Solo fantascienza?


Viaggio allucinante (Fantastic Voyage) è un film del 1966 diretto da Richard Fleischer.
La sceneggiatura è basata su un racconto di Otto Klement e Jerome Bixby. La 20th Century Fox commissionò ad Isaac Asimov la scrittura di un romanzo omonimo a partire dalla sceneggiatura del film. Il libro uscì però sei mesi prima della pellicola e per questo viene ritenuto erroneamente che il film sia tratto dal racconto di Asimov.
Trama:
Gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica hanno sviluppato contemporaneamente una tecnologia che permette di ridurre le dimensioni di qualunque oggetto materiale miniaturizzando i singoli atomi, ma con la limitazione che tutto ritorna alle dimensioni originali dopo un massimo di 60 minuti.
Uno scienziato di nome Jan Benes, operante oltre la cortina di ferro, lavora su come estendere illimitatamente la persistenza del processo. Con l'aiuto della CIA, Benes riesce a fuggire in occidente, ma rimane gravemente ferito in un tentativo di assassinio. Ridotto in stato di coma da un embolo cerebrale, viene sottoposto ad un intervento chirurgico da parte del Governo statunitense ansioso di conoscere le nuove scoperte sulla miniaturizzazione persistente.

Per eseguire l'intervento un gruppo di scienziati ed esperti, del quale fanno parte l'agente Grant, il capitano Bill Owens, il dottor Michaels, il chirurgo Peter Duval e la sua assistente, Cora Peterson, entra in un sottomarino che viene miniaturizzato e iniettato nel corpo di Benes.

E qui la cosa si fa interessante in quanto un gruppo di ricercatori dell’ IRIS (Institute of Robotics and Intelligent Systems) ci sono andati molto vicino. Cosa fanno? Prendono una micro navicella di circa 2mm di lunghezza, te la iniettano nell’occhio con una siringa e quindi la controllano dall'esterno utilizzando un campo magnetico generato da 8 enormi elettromagneti (da qui il nome dato all'invenzione: octomag). Modulando il flusso di corrente attraverso i magneti è possibile controllare la navicella in maniera molto precisa fornendo 5 gradi di liberà (3 per la posizione e 2 per l’orientamento).
In realtà la sperimentazione umana non è stata affatto eseguita (e nemmeno sugli animali), ma sono state eseguite delle simulazioni in ambienti simili a quello del bulbo oculare. La tecnologia potrebbe risultare adatta per la microchirurgia dell’occhio in quanto non risulta per niente invasiva (a parte il forellino iniziale per iniettare la navicella, attraverso il quale sarà anche fatta uscire) e garantisce un’estrema precisione.L’applicazione è sicuramente interessante e apre nuove porte nel campo della microrobotica. Difatti, nel frattempo, l’invenzione ha anche vinto il NIST Mobile Microrobotic Challenge nel 2010, competizione ideata dallo statunitense Istituto Nazionale degli Standard e delle Tecnlogie (NIST) per promuovere appunto tali tecnologie.

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